L’importanza dell'avampiede
per la tua qualità di vita

L’artrosi del piede è una  patologia degenerativa causata dalla progressiva riduzione della cartilagine di questa articolazione. A mano a mano che il tessuto cartilagineo si riduce, l’osso sottostante “emerge” e a causa dell’attrito si addensa, producendo gli osteofiti, cioè piccole escrescenze appuntite. L’artrosi  peggiora con il tempo, quindi è molto importante diagnosticarla quanto prima per intervenire al più presto.

Questa patologia interessa prevalentemente due aree del piede: l’alluce e l’articolazione tra le ossa del tarso e del metatarso. La causa risulta spesso ignota, ma esistono dei fattori di rischio che possono provocarne l’insorgenza quali traumi, obesità, problemi posturali, attività usuranti, deformazioni del piede (piede piatto e alluce valgo) e del ginocchio (varo o valgo), patologie dismetaboliche.

Quando i trattamenti conservativi risultano inefficaci, nei casi più gravi si propone l’intervento chirurgico.

Buona parte dei disturbi dolorosi del piede possono inizialmente essere trattati in fase conservativa con Tecar terapia, laser terapia, onde d'urto e magnetoterapia e tramite una correzione plantare. Gli obiettivi della terapia conservativa sono la riduzione del dolore, il recupero della mobilità articolare e il rinforzo muscolare. Tali trattamenti non sono risolutivi e con il tempo possono risultare insufficienti, in questi casi è opportuno valutare l’ipotesi chirurgica.

Anatomia del piede
Il piede è l’estremità anatomica inferiore del corpo umano composto da ossa, muscoli e legamenti, collegato con la caviglia ovvero con l’estremità distale della gamba. È l’organo del corpo che garantisce la stabilità, composto da 28 ossa senza considerare le piccole ossa sasamoidi. Le ossa principali sono: Astragalo, Calcagno, Scafoide, Cuboide, Cuneiformi, Metatarsi.

fig. 1, anatomia del piede

Astragalo

Questo osso risulta essere importantissimo per la funzionalità delle tre principali articolazioni di piede e caviglia (articolazione tibio-astragalica, articolazione sotto-astragalica, e articolazione medio-tarsica). Risulta essere probabilmente l’osso fulcro del piede. La struttura anatomica dell’astragalo risulta essere importante zona di innesto di molti legamenti, ma privo di inserzioni tendinee.

Calcagno

È un osso di forma rettangolare, che anatomicamente viene diviso in 3 aree: terzo posteriore,medio e anteriore. La base del calcagno presenta una tuberosità laterale e mediale: la mediale è quella che si ritiene essere la più resistente ai carichi nella stazione eretta e su cui si inserisce il muscolo abduttore dell’alluce, mentre su quella laterale si inserisce l’abduttore del quinto dito.

Scafoide

Lo scafoide si trova ubicato tra la testa dell’astragalo nella zona posteriore, e anteriormente tra le ossa cuneiformi. Lateralmente si articola col cuboide. Ha una forma cuneiforme con apice leggermente inferiore. Sulla superficie inferiore si inseriscono il muscolo tibiale posteriore e il legamento plantare calcaneo-scafoideo. Sulla superfice dorsale trovano inserimento i legamenti mediale e laterale dello scafoide.

Cuboide

Il cuboide è situato tra il calcagno, posteriormente e la base del quarto e quinto osso metatarsale in zona anteriore. è un osso che si articola medialmente con il cuneifome laterale, e in alcuni casi con lo scafoide. Tale osso ha una forma cuneifome appunto con apice rivolto verso il basso. Sulla sua superficie laterale ed inferiore si osserva una doccia attraverso la quale scorre il tendine del muscolo peroniero lungo. Ha una funzione importante di puleggia per migliorare l’azione meccanica del tendine del muscolo peroniero lungo.

Ossa cuneiformi

Il piede presenta 3 ossa cuneiformi, chiamate così per la loro forma a cuneo. Il cuneiforme mediale rappresenta tra i tre quello con maggior lunghezza , sporgendo distalmente rispetto agli altri due. La disposizione di queste tre ossa contribuisce alla formazione dell’arco trasverso, e la loro forma cuneiforme appunto aiuta il passaggio delle strutture nervose, muscolari e tendinee. Le ossa cuneiformi si articolano con il primo, secondo e terzo osso metatarsale, e posteriormente con lo scafoide. Solo il cuneiforme laterale si articola con il cuboide lateralmente.

Metatarsi

Le ossa metatarsali sono 5 e ogniuna di esse è costituita da una base, una testa, e dalla diafisi. Le basi delle tre ossa metatarsali mediali presentano una forma pressoché piatta, di maggiori dimensioni superiormente che inferiormente. Le basi del quarto e quinto metatarso hanno una forma a quadrilatero. La base quinto metatarso ha la caratteristica di avere una piccola appendice su cui si inserisce il tendine del muscolo peroniero breve. Le ossa metatarsali si articolano anteriormente con le falangi prossimali di ciascun dito, mentre posteriormente hanno rapporti con le tre ossa cuneiformi, e il cuboide.
ALLUCE VALGO
L’alluce valgo è una deformazione del primo dito del piede, che consiste in una deviazione laterale della falange verso le altre dita, con contemporanea sporgenza del primo osso metatarsale. Questa sporgenza crea la cosiddetta "cipolla", una tumefazione dolorosa che tende a peggiorare con lo sfregamento della scarpa. L’alluce valgo è una delle patologie più diffuse e nel corso del tempo può associarsi a deformazioni del secondo e terzo dito, definiti “a martello”. Dita del piede non ben allineate provocano un sovraccarico dei metatarsi e quindi dolore; inoltre questa patologia può avere ripercussioni sull’articolazione dell’anca e sulla colonna vertebrale.

Le cause

L’alluce valgo può essere dovuto ad una forma congenita dello scheletro del piede e in questo caso è frequente che in una famiglia si trasmetta questa patologia; con l’età il disturbo si manifesta in maniera più evidente. In altri casi può avere origine da eventi traumatici, malattie infiammatorie o forme rachitiche. Anche modelli di calzature inadeguate, strette in punta e con tacco troppo alto, possono contribuire alla patologia, in quanto costringono le ossa del piede a rimanere a lungo in una posizione innaturale.

Misure preventive

Come prima cosa va data attenzione al tipo di calzature da indossare: preferibili quelle che mantengono la posizione naturale del piede, con una forma anatomica e una tomaia morbida, un sostegno all’arco plantare e un tacco che non superi i cinque centimetri. Un medico specialista può prescrivere anche calzature ortopediche o plantari appositi, che abbiano la funzione di non sovraccaricare troppo la parte anteriore del piede. Anche la fisioterapia può contribuire ad alleviare i sintomi. Tuttavia ricorrere a queste misure non farà regredire completamente la patologia.

Tipi di intervento chirurgico

Intervenire chirurgicamente è consigliabile quando l’alluce valgo crea dolore e quando si voglia dare una soluzione stabile e definitiva al problema. Attualmente si possono utilizzare varie tecniche, scelte in base ad un accurato studio clinico e radiologico pre-operatorio del piede.

Tecniche mini-invasive

Qualora il chirurgo la ritenga indicata, la tecnica percutanea consente un intervento correttivo dell’alluce senza praticare un’incisione della pelle, ma semplicemente attraverso dei piccoli fori, in cui vengono introdotte delle frese in grado di rimodellare l’osso. In questo tipo di intervento è sufficiente un’anestesia locale, non vengono usate viti o fili metallici, la circolazione sanguigna si riattiva immediatamente e si può camminare da subito, con un recupero funzionale più rapido. Nel 90% dei casi si ottengono buoni risultati, con una riduzione notevole del rischio di complicanze. Questa tecnica rivoluzionaria consente di correggere non solo l’alluce valgo, ma anche altre deformità dell'avampiede ed è la tecnica utilizzata dal Dott. Panti e dalla sua equipe.

Tecnica tradizionale raramente utilizzata

Nel caso in cui non ritenga sufficiente un intervento mini-invasivo, il chirurgo può utilizzare la tecnica tradizionale, detta “tecnica di Austin”, che consiste nel praticare un’incisione accanto alla protuberanza ossea dell’alluce e inserire una piccola vite in titanio per correggere la posizione dell’osso in modo stabile. Anch’essa si fa in anestesia locale. In genere questa tecnica non viene più utilizzata salvo in rarissime circostanze o in caso di fallimento o recidiva di un primo trattamento con tecnica mini-invasiva.

Dopo l'operazione

L’ intervento mininvasivo prevede un giorno di ricovero. Il dolore post-operatorio è in genere ben controllato e il paziente può tornare a camminare il giorno stesso o quello seguente, utilizzando un’apposita scarpa “post operatoria”. A conclusione dell’intervento viene effettuato un bendaggio funzionale a mantenere il piede nella corretta posizione. Il bendaggio verrà rimosso dopo circa 15/20gg esclusivamente dal chirurgo Trascorse 2-3 settimane, il paziente è in grado di calzare scarpe normali purché larghe e comode; dopo circa tre mesi si possono riprendere tutte le attività, compreso lo sport.
ALLUCE RIGIDO
In questa patologia l’alluce non è più in grado di flettersi ed estendersi correttamente, perde mobilità in quanto è in atto un processo degenerativo nell’articolazione dell’alluce col primo metatarso. Può essere confuso con l’alluce valgo perché ha un becco osseo presente sul dorso dell’articolazione a cui si associa a volte una leggera deviazione dell’alluce. L’alluce rigido può manifestarsi anche in età giovanile ed è frequente anche nei maschi.

Le cause

Come per l’alluce valgo, anche questa patologia può originarsi da una predisposizione personale. In altri casi può essere la conseguenza dell’invecchiamento naturale delle cartilagini, che provoca artrosi.

I sintomi

Il paziente ha difficoltà a muovere l’alluce e avverte un dolore che può diventare acuto. Di solito il dolore è più intenso al mattino o dopo aver svolto attività fisica, anche se modesta come una semplice passeggiata. Nelle fasi più avanzate della patologia, quando l’articolazione è seriamente danneggiata, il paziente non riesce a compiere neanche i movimenti più quotidiani come infilarsi le scarpe e camminare per pochi passi, con una notevole riduzione dell’autonomia personale.

Le cure

Quando la patologia è ancora nella fase iniziale, si può ricorrere a cure come le infiltrazioni articolari e plantari, unite alla fisioterapia. Per ottenere risultati durevoli nel tempo, è però necessario ricorrere ad un intervento chirurgico.

Tipi di intervento chirurgico

Il chirurgo, dopo un accurato studio clinico e radiologico del piede, decide qual è la strategia terapeutica più indicata, tra quelle che spiegheremo di seguito. Tutti questi tipi di intervento sono effettuati in anestesia locale e in genere serve una notte di ricovero ospedaliero.

  • Pulizia dell’articolazione (detta chelotomia): con strumenti appositi vengono rimosse tutte le asperità dell’articolazione che impediscono il movimento, presenti sia sulla testa del metatarso che sulla base della falange. Ha il vantaggio di essere un intervento poco invasivo, ma è indicato solo nel caso di alluce rigido lieve.
  • Osteotomia decompressiva: in questo caso si interviene tagliando l’osso che provoca l’arretramento della testa del primo metatarso, in modo da ridurre il conflitto con la falange dell’alluce. L’intervento risolve casi di alluce rigido medio-grave e in cui vi sia una parziale distruzione dell’articolazione. Spesso vengono usate una o due viti al titanio per mantenere in posizione le ossa. Quando si ritiene possibile, questo tipo di intervento si esegue anche con metodi mini-invasivi, cioè si raggiunge l’osso attraverso piccole incisioni cutanee (di circa 5 mm), si usano piccole frese per tagliarlo e non vengono usate viti per stabilizzare.
  • Blocco articolare: questa tecnica, chiamata artrodesi, si impiega quando l’articolazione è completamente distrutta e altri trattamenti si sono dimostrati inefficaci. Consiste nel fondere la testa del metatarso con la base della falange, in modo da bloccare del tutto il movimento dell’articolazione e quindi eliminare il dolore causato dall’articolazione.
  • Protesi: con un intervento chirurgico che richiede un taglio della cute di qualche centimetro, vengono rimosse le superfici articolari rovinate alla base della falange dell’alluce e sulla testa del metatarso. Vengono poi sostituite con una superficie in metallo o silicone (detta “spaziatore articolare”). Con questa tecnica l’articolazione continuerà ad avere un certo grado di movimento.

Dopo l'operazione

Di solito si può tornare a camminare utilizzando le stampelle nei primi giorni e calzando una scarpa post-operatoria, almeno per 30 giorni. In seguito viene consigliata una scarpa a fondo rigido per altri 30 giorni. In questo periodo post-operatorio è molto utile fare fisioterapia, all’inizio per ridurre il gonfiore e ridare mobilità all’articolazione, in seguito per rieducare il piede allo schema corretto del passo.
DEFORMITÀ DELLE DITA
Le deformità delle dita sono patologie che non si presentano mai isolate: dita a martello, dita a griffe e dita a maglio infatti il più delle volte, sono legate alle deformità del primo metatarso: l’alluce valgo o alluce rigido.

Dita a martello: sono una deformità che coinvolge la falange prossimale e intermedia delle dita, che si flettono fino a rendere impossibile la completa estensione. Le dita coinvolte sono principalmente il secondo dito, talvolta anche il terzo, raramente il quarto. Questa deformazione può diventare piuttosto dolorosa, specialmente quando le dita sono compresse da una calzatura stretta o rigida. Spesso, infatti, si vengono a formare vistosi calli sul dorso delle dita, per via del continuo sfregamento con la superficie interna della scarpa.

Dita a griffe: sono una deformità non molto diversa dalle dita a martello. La differenza è che nel dito a griffe non è coinvolta la sola falange prossimale e intermedia ma è l’intero dito a prendere una conformazione ad “artiglio”, incurvandosi ad arco verso l’alto. Di solito, le dita interessate da questa patologia sono il secondo ed il terzo; come già spiegato, anche le dita a griffe si accompagnano spesso ad alluce valgo, rigido e al piede cavo e nei casi più gravi possono accavallarsi completamente all’alluce stesso, determinando una condizione che rende molto doloroso persino indossare un normale paio di scarpe e che può avere effetti importanti sulla qualità della vita di chi ne è affetto.

Dita a maglio: differiscono ancora dalle due deformità precedenti: come per le dita a martello, la curvatura della falange è verso il basso ma in questo caso solo la falange distale è interessata. Le dita dei piedi, quindi, nella conformazione “a maglio” puntano letteralmente verso il terreno. Anche le dita a maglio, se trascurate, possono ovviamente creare molti problemi nel medio e nel lungo periodo.

Spesso sono asintomatiche, ma talvolta possono verificarsi condizioni di dolore che richiedono una attenta valutazione ed eventualmente un approccio chirurgico.

Le cause

Le patologie delle dita possono essere determinate da traumi grandi e piccoli e dal continuo stress cui sono sottoposti i nostri piedi. Infatti sono determinate da uno squilibrio legato principalmente al primo metatarso (alluce valgo o rigido) e talvolta al piede in toto come nel caso del piede cavo. Alcune patologie di base come l’artrite reumatoide possono, inoltre, facilitare l’insorgenza di queste condizioni patologiche e complicarne il decorso.Sicuramente bisogna anche tenere conto della calzatura: non è la calzatura ad indurre la deformità, ma questa può indubbiamente peggiorare la sintomatologia e renderla insostenibile. Non bisogna solo pensare alle scarpe con il tacco e strette in punta, ma più in generale a chi è costretto a stare in piedi o camminare con calzature non comode o inadeguate, come anche, per motivi di lavoro, le scarpe anti-infortunistiche.

Tecniche mini-invasive

La tecnica percutanea consente un intervento correttivo delle deformità senza praticare un’incisione della pelle, ma semplicemente attraverso dei piccoli fori, in cui vengono introdotte delle frese in grado di rimodellare l’osso. In questo tipo di intervento è sufficiente un’anestesia locale, non vengono usate viti o fili metallici, la circolazione sanguigna si riattiva immediatamente e si può camminare da subito, con un recupero funzionale più rapido. Nel 90% dei casi si ottengono buoni risultati, con una riduzione notevole del rischio di complicanze. Questa tecnica rivoluzionaria consente di correggere la maggior parte delle deformità dell'avampiede ed è la tecnica utilizzata dal Dr Panti e dalla sua equipe.

Dopo l'operazione

L’ intervento mininvasivo prevede un giorno di ricovero. Il dolore post-operatorio è in genere ben controllato e il paziente può tornare a camminare il giorno stesso o quello seguente, utilizzando un’apposita scarpa “post operatoria”. A conclusione dell’intervento viene effettuato un bendaggio funzionale a mantenere il piede nella corretta posizione. Il bendaggio verrà rimosso dopo circa 15/20gg esclusivamente dal chirurgo Trascorse 2-3 settimane, il paziente è in grado di calzare scarpe normali purché larghe e comode. Dopo circa tre mesi si possono riprendere tutte le attività, compreso lo sport.

L’importanza dell'avampiede
per la tua qualità di vita

L’artrosi del piede è una  patologia degenerativa causata dalla progressiva riduzione della cartilagine di questa articolazione. A mano a mano che il tessuto cartilagineo si riduce, l’osso sottostante “emerge” e a causa dell’attrito si addensa, producendo gli osteofiti, cioè piccole escrescenze appuntite. L’artrosi  peggiora con il tempo, quindi è molto importante diagnosticarla quanto prima per intervenire al più presto.

Questa patologia interessa prevalentemente due aree del piede: l’alluce e l’articolazione tra le ossa del tarso e del metatarso. La causa risulta spesso ignota, ma esistono dei fattori di rischio che possono provocarne l’insorgenza quali traumi, obesità, problemi posturali, attività usuranti, deformazioni del piede (piede piatto e alluce valgo) e del ginocchio (varo o valgo), patologie dismetaboliche.

Quando i trattamenti conservativi risultano inefficaci, nei casi più gravi si propone l’intervento chirurgico.

Buona parte dei disturbi dolorosi del piede possono inizialmente essere trattati in fase conservativa con Tecar terapia, laser terapia, onde d'urto e magnetoterapia e tramite una correzione plantare. Gli obiettivi della terapia conservativa sono la riduzione del dolore, il recupero della mobilità articolare e il rinforzo muscolare. Tali trattamenti non sono risolutivi e con il tempo possono risultare insufficienti, in questi casi è opportuno valutare l’ipotesi chirurgica.

Anatomia del piede
Il piede è l’estremità anatomica inferiore del corpo umano composto da ossa, muscoli e legamenti, collegato con la caviglia ovvero con l’estremità distale della gamba. È l’organo del corpo che garantisce la stabilità, composto da 28 ossa senza considerare le piccole ossa sasamoidi. Le ossa principali sono: Astragalo, Calcagno, Scafoide, Cuboide, Cuneiformi, Metatarsi.

fig. 1, anatomia del piede

Astragalo

Questo osso risulta essere importantissimo per la funzionalità delle tre principali articolazioni di piede e caviglia (articolazione tibio-astragalica, articolazione sotto-astragalica, e articolazione medio-tarsica). Risulta essere probabilmente l’osso fulcro del piede. La struttura anatomica dell’astragalo risulta essere importante zona di innesto di molti legamenti, ma privo di inserzioni tendinee.

Calcagno

È un osso di forma rettangolare, che anatomicamente viene diviso in 3 aree: terzo posteriore,medio e anteriore. La base del calcagno presenta una tuberosità laterale e mediale: la mediale è quella che si ritiene essere la più resistente ai carichi nella stazione eretta e su cui si inserisce il muscolo abduttore dell’alluce, mentre su quella laterale si inserisce l’abduttore del quinto dito.

Scafoide

Lo scafoide si trova ubicato tra la testa dell’astragalo nella zona posteriore, e anteriormente tra le ossa cuneiformi. Lateralmente si articola col cuboide. Ha una forma cuneiforme con apice leggermente inferiore. Sulla superficie inferiore si inseriscono il muscolo tibiale posteriore e il legamento plantare calcaneo-scafoideo. Sulla superfice dorsale trovano inserimento i legamenti mediale e laterale dello scafoide.

Cuboide

Il cuboide è situato tra il calcagno, posteriormente e la base del quarto e quinto osso metatarsale in zona anteriore. è un osso che si articola medialmente con il cuneifome laterale, e in alcuni casi con lo scafoide. Tale osso ha una forma cuneifome appunto con apice rivolto verso il basso. Sulla sua superficie laterale ed inferiore si osserva una doccia attraverso la quale scorre il tendine del muscolo peroniero lungo. Ha una funzione importante di puleggia per migliorare l’azione meccanica del tendine del muscolo peroniero lungo.

Ossa cuneiformi

Il piede presenta 3 ossa cuneiformi, chiamate così per la loro forma a cuneo. Il cuneiforme mediale rappresenta tra i tre quello con maggior lunghezza , sporgendo distalmente rispetto agli altri due. La disposizione di queste tre ossa contribuisce alla formazione dell’arco trasverso, e la loro forma cuneiforme appunto aiuta il passaggio delle strutture nervose, muscolari e tendinee. Le ossa cuneiformi si articolano con il primo, secondo e terzo osso metatarsale, e posteriormente con lo scafoide. Solo il cuneiforme laterale si articola con il cuboide lateralmente.

Metatarsi

Le ossa metatarsali sono 5 e ogniuna di esse è costituita da una base, una testa, e dalla diafisi. Le basi delle tre ossa metatarsali mediali presentano una forma pressoché piatta, di maggiori dimensioni superiormente che inferiormente. Le basi del quarto e quinto metatarso hanno una forma a quadrilatero. La base quinto metatarso ha la caratteristica di avere una piccola appendice su cui si inserisce il tendine del muscolo peroniero breve. Le ossa metatarsali si articolano anteriormente con le falangi prossimali di ciascun dito, mentre posteriormente hanno rapporti con le tre ossa cuneiformi, e il cuboide.
ALLUCE VALGO
L’alluce valgo è una deformazione del primo dito del piede, che consiste in una deviazione laterale della falange verso le altre dita, con contemporanea sporgenza del primo osso metatarsale. Questa sporgenza crea la cosiddetta "cipolla", una tumefazione dolorosa che tende a peggiorare con lo sfregamento della scarpa. L’alluce valgo è una delle patologie più diffuse e nel corso del tempo può associarsi a deformazioni del secondo e terzo dito, definiti “a martello”. Dita del piede non ben allineate provocano un sovraccarico dei metatarsi e quindi dolore; inoltre questa patologia può avere ripercussioni sull’articolazione dell’anca e sulla colonna vertebrale.

Le cause

L’alluce valgo può essere dovuto ad una forma congenita dello scheletro del piede e in questo caso è frequente che in una famiglia si trasmetta questa patologia; con l’età il disturbo si manifesta in maniera più evidente. In altri casi può avere origine da eventi traumatici, malattie infiammatorie o forme rachitiche. Anche modelli di calzature inadeguate, strette in punta e con tacco troppo alto, possono contribuire alla patologia, in quanto costringono le ossa del piede a rimanere a lungo in una posizione innaturale.

Misure preventive

Come prima cosa va data attenzione al tipo di calzature da indossare: preferibili quelle che mantengono la posizione naturale del piede, con una forma anatomica e una tomaia morbida, un sostegno all’arco plantare e un tacco che non superi i cinque centimetri. Un medico specialista può prescrivere anche calzature ortopediche o plantari appositi, che abbiano la funzione di non sovraccaricare troppo la parte anteriore del piede. Anche la fisioterapia può contribuire ad alleviare i sintomi. Tuttavia ricorrere a queste misure non farà regredire completamente la patologia.

Tipi di intervento chirurgico

Intervenire chirurgicamente è consigliabile quando l’alluce valgo crea dolore e quando si voglia dare una soluzione stabile e definitiva al problema. Attualmente si possono utilizzare varie tecniche, scelte in base ad un accurato studio clinico e radiologico pre-operatorio del piede.

Tecniche mini-invasive

Qualora il chirurgo la ritenga indicata, la tecnica percutanea consente un intervento correttivo dell’alluce senza praticare un’incisione della pelle, ma semplicemente attraverso dei piccoli fori, in cui vengono introdotte delle frese in grado di rimodellare l’osso. In questo tipo di intervento è sufficiente un’anestesia locale, non vengono usate viti o fili metallici, la circolazione sanguigna si riattiva immediatamente e si può camminare da subito, con un recupero funzionale più rapido. Nel 90% dei casi si ottengono buoni risultati, con una riduzione notevole del rischio di complicanze. Questa tecnica rivoluzionaria consente di correggere non solo l’alluce valgo, ma anche altre deformità dell'avampiede ed è la tecnica utilizzata dal Dott. Panti e dalla sua equipe.

Tecnica tradizionale raramente utilizzata

Nel caso in cui non ritenga sufficiente un intervento mini-invasivo, il chirurgo può utilizzare la tecnica tradizionale, detta “tecnica di Austin”, che consiste nel praticare un’incisione accanto alla protuberanza ossea dell’alluce e inserire una piccola vite in titanio per correggere la posizione dell’osso in modo stabile. Anch’essa si fa in anestesia locale. In genere questa tecnica non viene più utilizzata salvo in rarissime circostanze o in caso di fallimento o recidiva di un primo trattamento con tecnica mini-invasiva.

Dopo l'operazione

L’ intervento mininvasivo prevede un giorno di ricovero. Il dolore post-operatorio è in genere ben controllato e il paziente può tornare a camminare il giorno stesso o quello seguente, utilizzando un’apposita scarpa “post operatoria”. A conclusione dell’intervento viene effettuato un bendaggio funzionale a mantenere il piede nella corretta posizione. Il bendaggio verrà rimosso dopo circa 15/20gg esclusivamente dal chirurgo Trascorse 2-3 settimane, il paziente è in grado di calzare scarpe normali purché larghe e comode; dopo circa tre mesi si possono riprendere tutte le attività, compreso lo sport.
ALLUCE RIGIDO
In questa patologia l’alluce non è più in grado di flettersi ed estendersi correttamente, perde mobilità in quanto è in atto un processo degenerativo nell’articolazione dell’alluce col primo metatarso. Può essere confuso con l’alluce valgo perché ha un becco osseo presente sul dorso dell’articolazione a cui si associa a volte una leggera deviazione dell’alluce. L’alluce rigido può manifestarsi anche in età giovanile ed è frequente anche nei maschi.

Le cause

Come per l’alluce valgo, anche questa patologia può originarsi da una predisposizione personale. In altri casi può essere la conseguenza dell’invecchiamento naturale delle cartilagini, che provoca artrosi.

I sintomi

Il paziente ha difficoltà a muovere l’alluce e avverte un dolore che può diventare acuto. Di solito il dolore è più intenso al mattino o dopo aver svolto attività fisica, anche se modesta come una semplice passeggiata. Nelle fasi più avanzate della patologia, quando l’articolazione è seriamente danneggiata, il paziente non riesce a compiere neanche i movimenti più quotidiani come infilarsi le scarpe e camminare per pochi passi, con una notevole riduzione dell’autonomia personale.

Le cure

Quando la patologia è ancora nella fase iniziale, si può ricorrere a cure come le infiltrazioni articolari e plantari, unite alla fisioterapia. Per ottenere risultati durevoli nel tempo, è però necessario ricorrere ad un intervento chirurgico.

Tipi di intervento chirurgico

Il chirurgo, dopo un accurato studio clinico e radiologico del piede, decide qual è la strategia terapeutica più indicata, tra quelle che spiegheremo di seguito. Tutti questi tipi di intervento sono effettuati in anestesia locale e in genere serve una notte di ricovero ospedaliero.

  • Pulizia dell’articolazione (detta chelotomia): con strumenti appositi vengono rimosse tutte le asperità dell’articolazione che impediscono il movimento, presenti sia sulla testa del metatarso che sulla base della falange. Ha il vantaggio di essere un intervento poco invasivo, ma è indicato solo nel caso di alluce rigido lieve.
  • Osteotomia decompressiva: in questo caso si interviene tagliando l’osso che provoca l’arretramento della testa del primo metatarso, in modo da ridurre il conflitto con la falange dell’alluce. L’intervento risolve casi di alluce rigido medio-grave e in cui vi sia una parziale distruzione dell’articolazione. Spesso vengono usate una o due viti al titanio per mantenere in posizione le ossa. Quando si ritiene possibile, questo tipo di intervento si esegue anche con metodi mini-invasivi, cioè si raggiunge l’osso attraverso piccole incisioni cutanee (di circa 5 mm), si usano piccole frese per tagliarlo e non vengono usate viti per stabilizzare.
  • Blocco articolare: questa tecnica, chiamata artrodesi, si impiega quando l’articolazione è completamente distrutta e altri trattamenti si sono dimostrati inefficaci. Consiste nel fondere la testa del metatarso con la base della falange, in modo da bloccare del tutto il movimento dell’articolazione e quindi eliminare il dolore causato dall’articolazione.
  • Protesi: con un intervento chirurgico che richiede un taglio della cute di qualche centimetro, vengono rimosse le superfici articolari rovinate alla base della falange dell’alluce e sulla testa del metatarso. Vengono poi sostituite con una superficie in metallo o silicone (detta “spaziatore articolare”). Con questa tecnica l’articolazione continuerà ad avere un certo grado di movimento.

Dopo l'operazione

Di solito si può tornare a camminare utilizzando le stampelle nei primi giorni e calzando una scarpa post-operatoria, almeno per 30 giorni. In seguito viene consigliata una scarpa a fondo rigido per altri 30 giorni. In questo periodo post-operatorio è molto utile fare fisioterapia, all’inizio per ridurre il gonfiore e ridare mobilità all’articolazione, in seguito per rieducare il piede allo schema corretto del passo.
DEFORMITÀ DELLE DITA
Le deformità delle dita sono patologie che non si presentano mai isolate: dita a martello, dita a griffe e dita a maglio infatti il più delle volte, sono legate alle deformità del primo metatarso: l’alluce valgo o alluce rigido.

Dita a martello: sono una deformità che coinvolge la falange prossimale e intermedia delle dita, che si flettono fino a rendere impossibile la completa estensione. Le dita coinvolte sono principalmente il secondo dito, talvolta anche il terzo, raramente il quarto. Questa deformazione può diventare piuttosto dolorosa, specialmente quando le dita sono compresse da una calzatura stretta o rigida. Spesso, infatti, si vengono a formare vistosi calli sul dorso delle dita, per via del continuo sfregamento con la superficie interna della scarpa.

Dita a griffe: sono una deformità non molto diversa dalle dita a martello. La differenza è che nel dito a griffe non è coinvolta la sola falange prossimale e intermedia ma è l’intero dito a prendere una conformazione ad “artiglio”, incurvandosi ad arco verso l’alto. Di solito, le dita interessate da questa patologia sono il secondo ed il terzo; come già spiegato, anche le dita a griffe si accompagnano spesso ad alluce valgo, rigido e al piede cavo e nei casi più gravi possono accavallarsi completamente all’alluce stesso, determinando una condizione che rende molto doloroso persino indossare un normale paio di scarpe e che può avere effetti importanti sulla qualità della vita di chi ne è affetto.

Dita a maglio: differiscono ancora dalle due deformità precedenti: come per le dita a martello, la curvatura della falange è verso il basso ma in questo caso solo la falange distale è interessata. Le dita dei piedi, quindi, nella conformazione “a maglio” puntano letteralmente verso il terreno. Anche le dita a maglio, se trascurate, possono ovviamente creare molti problemi nel medio e nel lungo periodo.

Spesso sono asintomatiche, ma talvolta possono verificarsi condizioni di dolore che richiedono una attenta valutazione ed eventualmente un approccio chirurgico.

Le cause

Le patologie delle dita possono essere determinate da traumi grandi e piccoli e dal continuo stress cui sono sottoposti i nostri piedi. Infatti sono determinate da uno squilibrio legato principalmente al primo metatarso (alluce valgo o rigido) e talvolta al piede in toto come nel caso del piede cavo. Alcune patologie di base come l’artrite reumatoide possono, inoltre, facilitare l’insorgenza di queste condizioni patologiche e complicarne il decorso.Sicuramente bisogna anche tenere conto della calzatura: non è la calzatura ad indurre la deformità, ma questa può indubbiamente peggiorare la sintomatologia e renderla insostenibile. Non bisogna solo pensare alle scarpe con il tacco e strette in punta, ma più in generale a chi è costretto a stare in piedi o camminare con calzature non comode o inadeguate, come anche, per motivi di lavoro, le scarpe anti-infortunistiche.

Tecniche mini-invasive

La tecnica percutanea consente un intervento correttivo delle deformità senza praticare un’incisione della pelle, ma semplicemente attraverso dei piccoli fori, in cui vengono introdotte delle frese in grado di rimodellare l’osso. In questo tipo di intervento è sufficiente un’anestesia locale, non vengono usate viti o fili metallici, la circolazione sanguigna si riattiva immediatamente e si può camminare da subito, con un recupero funzionale più rapido. Nel 90% dei casi si ottengono buoni risultati, con una riduzione notevole del rischio di complicanze. Questa tecnica rivoluzionaria consente di correggere la maggior parte delle deformità dell'avampiede ed è la tecnica utilizzata dal Dr Panti e dalla sua equipe.

Dopo l'operazione

L’ intervento mininvasivo prevede un giorno di ricovero. Il dolore post-operatorio è in genere ben controllato e il paziente può tornare a camminare il giorno stesso o quello seguente, utilizzando un’apposita scarpa “post operatoria”. A conclusione dell’intervento viene effettuato un bendaggio funzionale a mantenere il piede nella corretta posizione. Il bendaggio verrà rimosso dopo circa 15/20gg esclusivamente dal chirurgo Trascorse 2-3 settimane, il paziente è in grado di calzare scarpe normali purché larghe e comode. Dopo circa tre mesi si possono riprendere tutte le attività, compreso lo sport.

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